VIONE-BLES UN PAESE E LA SUA
MONTAGNA 1986
L'idea di costruire una croce, simbolo di speranza e di
redenzione, là sulla montagna di casa, venne più di vent'anni
fa a quattro giovani vionesi durante una passeggiata domenicale. Gli amici
si erano avventurati verso la cima Bles, di mattino presto, col sole che
baciava le loro buone intenzioni e una gran voglia di arrivare lassù
per respirare aria fresca scoprendo la dimensione del silenzio in una natura
ancora incontaminata. Purtroppo quando già stavano verso la vetta,
furono colti dal temporale. Sotto una sporgenza di roccia che rappresentava
l'unico riparo dalle intemperie, guardando la cima uno di loro avanzò
la proposta: perché non mettere su quella montagna amica una grande
Croce a ricordo di quanti, in guerra, hanno perso la vita per dare dignità
e libertà all'Italia? L'idea era esaltante e proibitiva al tempo
stesso. Esaltante per quel tanto di sfida alla normalità che essa
rappresentava; proibitiva perché qualsiasi pezzo occorrente alla
costruzione doveva essere trasportato in groppa all'uomo. Vione viveva
in quei tempi un periodo di risveglio comunitario davvero eccezionale.
Erano i giovani a trascinare il paese fuori dall'isolamento imposto dai
troppi “dimentico” riservati alla montagna. Lo facevano dando spazio
innanzitutto ad iniziative sportive sotto l’egida della fresca Unione Sportiva
Tremonti. Fu all’interno dell’unione sportiva che la proposta di costruire
una Croce su Cima Bles trovò il suo battesimo. L’idea piacque, a
tal punto che un progetto pressoché definitivo venne disegnato.
L’inverno assopì le volontà e il progetto rimase nel cassetto.
Non fu però dimenticato. Nel marzo del 1966, infatti, il progetto
veniva rispolverato e presentato, durante la “messa alta” domenicale, alla
popolazione. Giunsero le prime offerte: mille, cinquecento, cinquemilalire.
Si poteva incominciare. Alla ditta Comensoli di Edolo fu commissionata
la costruzione della struttura senza l’anticipo di una lira. A maggio la
grande Croce era pronta. I giovani vionesi la montarono in piazza, proprio
davanti al municipio, perché tutti potessero rendersi conto dell’impresa
iniziata. Fu davanti all’imponenza della Croce che si completò,
sempre in quel mese, la raccolta dei fondi necessari. Dalla prima domenica
di giugno iniziò il trasporto dei pezzi fino a cima Bles. Allora
in paese c’era un solo trattore e il proprietario si prestò per
il trasporto fino dove era possibile. Da lì i materiali venivano
trasbordati a dorso di cavallo e alle spalle dei baldi giovanotti. A cima
Bles già si stava lavorando alle fondamenta. Poi, sempre la domenica,
con la certezza di non incorrere nella violazione del riposo festivo, la
costruzione della Croce, l’ancoraggio alle rocce con robuste funi, la preparazione
della festa di inaugurazione in un crescendo di partecipazione e interesse
rispetto all’impegno profuso dai giovani. L’inaugurazione della Croce di
Bles avvenne domenica 31 luglio 1966.
Croce
di cima Bles 2826 m slm Luglio 1966
Qualche giorno dopo “Il Giornale di Brescia” offriva così
la cronaca sull’avvenimento:
<<Sulla Cima Bles, che sovrasta la nostra borgata
e svetta a 2830 metri (non va confusa con Cima Bleis, poco distante dal
Tonale) è stata collocata una Croce metallica alta ben nove metri,
a ricordo dei caduti e dispersi di tutte le guerre. L’inaugurazione è
avvenuta domenica scorsa con una semplice cerimonia pervasa di commossi
ricordi e rimpianti da parte dei giovani (ai quali si deve l’iniziativa)
e di altre persone, legate da stretti vincoli di parentela con gli scomparsi
nelle due ultime grandi guerre. Cima Bles, che fronteggia i gruppi dell’Adamello
e del Baitone si trovava nell’immediata retrovia del fronte durante il
conflitto del ’15 - ’18 e le sue pendici più alte sono ancora segnate
da opere di guerra, come trincee e piazzole da cui le nostre artiglierie
battevano le posizioni nemiche. La prima idea di collocare il simbolo della
Redenzione sulla vetta in proporzioni notevoli e tale – per il materiale
e per il robusto ancoraggio alla roccia – da resistere alle più
violenti intemperie si è avuta due anni or sono. Allora venne disegnata
la Croce con tutti i particolari tecnici: l’esecuzione venne però
rimandata per motivi vari. Soltanto nel marzo di quest’anno si affidò
la costruzione dei vari segmenti metallici alla ditta Comensoli di Edolo
e si fece eseguire anche una lapide ricordo, in lamiera di ottone, con
i nomi e le fotografie dei vionesi che si sacrificarono per la patria,
primo fra tutti la medaglia d’oro tenente Angelo Tognali. Infine
si sono voluti ricordare, con un’epigrafe, tutti i reduci deceduti per
conseguenze belliche. L’impresa, che tale si può definire date la
proporzione e il peso della struttura metallica e data l’impervia località
in cui è stata issata, è stata condotta a compimento gratuitamente
da circa 25 giovani e assecondata con entusiasmo dalla quasi totalità
della popolazione. Il trasporto è stato particolarmente impegnativo.
Lo si è compiuto con trattore e poi a dorso di cavallo fin dove
è stato possibile; in seguito gli stessi ideatori e promotori si
sono addossati i pannelli metallici: il meno voluminoso pesava ben trenta
chili. In complesso, tra il trasporto e il montaggio, sono occorse sei
domeniche. All’inaugurazione , favorita da una giornata di sole, un centinaio
di persone si stringevano sulla vetta attorno al simulacro imbandierato,
di cui è possibile ora scorgere la sagoma anche dalla vallata. Presenti
le autorità del luogo, tra cui il comm. Tevini, presidente del Consorzio
turistico alta valle, il Parroco don Matteo Ongaro ha celebrato al messa
e pronunciato un discorso che ha vivamente commosso gli astanti, i quali
sapevano che lo stesso oratore è figlio di un disperso in Russia.
Tra le scritte che figurano sulla base della Croce, la quale è ancorata
alle rocce del suolo con funi metalliche e poggia su una base di cemento,
si legge questa significativa frase: “Un sentimento di gratitudine vada
ai reduci che, provati duramente dalla guerra, raggiunsero in patria gli
eroi del fronte. Il vostro sacrificio ravvivi nei compagni d’arme i comuni
ideali, ispiri amore a chi su questa vetta volle ricordarvi, indichi alle
future generazioni la giusta via della pace”. I partecipanti al rito dopo
il quale è stata consumata la colazione al sacco, si sono ripromessi
di ritornare ogni anno sulla vetta per assistere alla cerimonia religiosa
che verrà rinnovata in data da destinarsi.>>
Croce di cima
Bles ottobre 1967
Così è stato fatto. Ogni anno lassù
a cima Bles, sotto la grande Croce, i vionesi si sono dati appuntamento
per una preghiera e un segno di speranza. Per anni la cerimonia è
stata accompagnata addirittura da una cronoscalata dal paese alla cima.
Da una decina di anni ai giovani di allora, nella organizzazione e celebrazione
della festa si sono sostituiti gli alpini. Un segno di continuità
e di amore che ogni anno inizia con la celebrazione della messa al monumento
dei caduti e continua con il concerto della banda e il pellegrinaggio alla
Croce di cima Bles. Completa il ricordo la festa che gli alpini propongono
agli abitanti delle amiche contrade e a quanti, in quelle contrade, vanno
a cercare silenzio e frescura. Le fotografie pubblicate in queste pagine
sono la testimonianza del cammino percorso: dall’ideazione alla costruzione
e ricordo negli anni seguenti della grande Croce eretta su cima Bles. Lassù
i caduti vionesi, ai quali sono stati aggiunti i nomi di due caduti onorari
(il papà e il padrino dell’allora parroco) e di tre caduti nativi
di Vione e successivamente trasferitisi, vegliano sul paese. La grande
Croce bianca è un qualcosa di più di un monumento alla memoria.
È il segno della speranza di una comunità di persone che
sulle pendici della montagna hanno costruito e costruiscono la loro storia. |